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«CHI TIMBRA E POI ESCE DALL’UFFICIO VA A CASA IN 48 ORE»

Con questo slogan è stato presentato uno schema di decreto legislativo approvato lo scorso 20/1/2016 dal Consiglio dei Ministri, in esame preliminare, con l’obbiettivo di contrastare il vergognoso malcostume dell’assenteismo dei dipendenti pubblici, fenomeno recentemente tornato sugli scudi con i noti fatti di cronaca immortalati dal timbro del cartellino in mutande da parte di un dipendente del Comune di Sanremo.

Il Governo mira a modificare le norme in tema di licenziamento disciplinare del pubblico dipendente di cui all’articolo 55-quater del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 (c.d. Testo Unico Pubblico Impiego), basandosi sulla delega contenuta all’articolo 17, comma 1, lettera s) della legge 7 agosto 2015, n. 124 (c.d. Riforma della P.A. – legge Madia).

In sintesi, all’art.55 quater vengono inseriti i seguenti commi:

-il comma 1 bis, volto a specificare le condotte integranti il caso di falsa attestazione della presenza in servizio;

-il comma 3 bis, vero cuore del provvedimento, che prevede, in caso di accertamento in flagranza, anche mediante strumenti di sorveglianza e di registrazione degli accessi, della falsa attestazione della presenza, la sospensione cautelare senza stipendio e senza preventiva audizione del dipendente resosi colpevole, entro 48 ore dalla conoscenza del fatto da parte del responsabile della struttura ove il dipendente lavora;

-il comma 3 ter, che fissa in 30gg. il termine per il compimento del procedimento disciplinare;

-il comma 3 quater, che prevede la responsabilità per danno erariale del dipendente, con una condanna minima pari a 6 mensilità, ove la condotta illecita abbia comportato un danno di immagine all’amministrazione;

-il comma 3 quinquies che sanziona con il licenziamento il comportamento del responsabile di struttura che ometta l’attivazione del procedimento disciplinare o ometta l’adozione del provvedimento di sospensione cautelare o non comunichi la notizia di infrazione all’ufficio competente. Viene inoltre specificato che tali omissioni costituiscono il reato di omissione d’atti d’ufficio.

In attesa che lo schema di decreto legislativo in esame venga pubblicato in Gazzetta Ufficiale, sorgono comunque numerosi dubbi interpretativi di cui in questa sede se ne riportano solo alcuni:

-non vi è un eccesso di delega nel descrivere una fattispecie di reato (omissione di atti d’ufficio) in un decreto legislativo non adottato a tal fine?

-non vi è, soprattutto, una lesione del diritto di difesa costituzionalmente garantito nella previsione di una sospensione cautelare in 48 ore senza obbligo di audizione del dipendente?

-la P.A. è in grado di rispettare termini così stringenti per un procedimento disciplinare? In altre parole, ci sono nella P.A. le professionalità ed i mezzi adeguati al rispetto della pretesa celerità (frettolosità?) del procedimento? Non c’è il rischio di incorrere in lacune istruttorie che, poi, potrebbero venire sanzionate davanti all’Autorità Giudiziaria?

-la spada di Damocle del licenziamento del responsabile di struttura che non sospenda cautelarmente il dipendente assenteista non è in realtà una zappa sui piedi? In pratica, il dirigente dell’ufficio è obbligato a provvedere senza alcuna istruttoria, anche se fosse colto da qualche dubbio, ed è praticamente inevitabile che il dipendente pubblico sanzionato impugni il provvedimento per fare valere le proprie difese.

Insomma, considerando le modalità di redazione dei testi normativi, da alcuni decenni purtroppo guidate più dalla fretta che dalla riflessione, più tese al colpo ad effetto che alla regolamentazione ponderata di un settore, non c’è da stupirsi se, ascoltando le dichiarazioni rese dal Presidente del Consiglio durante la recente inaugurazione di un cantiere sulla A3 Salerno-Reggio Calabria, “ci vuole un’Italia che corre, non che ingrassa i conti correnti degli avvocati con cause su cause su cause“, agli avvocati italiani, dopo una sensazione di fastidio, sia venuto un sorriso come quello di Noodles-Robert De Niro nella fumeria d’oppio di C’era una volta in America. 

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